Paola ci accoglie gentile negli spazi della Galleria Vecchiato di Padova, la galleria che dal 1995 l’ha sempre accompagnata in quello che ormai è un lungo percorso d’artista. Con lei è l’inseparabile Tamara, bassethound sornione e mite che inappellabilmente vigila su di lei, ad ogni minimo suo spostamento. Paola Epifani in arte è Rabarama, un nome esotico per un’artista tutta italiana che ha ricevuto molti riconoscimenti anche a livello internazionale e che vede le sue sculture monumentali esposte in città come Parigi, Miami, Shanghai e che per il futuro ha in serbo un grande progetto (per ora segreto). Della sua opera in Italia si parla in modo controverso, talvolta con toni aspramente critici tesi a mettere in discussione il suo valore di artista. Ma Rabarama ha scelto con consapevolezza: ha scelto di dedicarsi alla sua passione assecondandola con spontaneità, ha preferito far parte di alcuni circuiti piuttosto di altri, ha desiderato continuare ad esprimersi attraverso le forme che più le appartengono.
La sua casa è poco distante dalla galleria, una breve passeggiata fra i portici e l’acciottolato sconnesso sferzate da quest’insolito freddo che ha sbiancato il paesaggio come fosse neve. Padova è sempre bella, anche leggermente avvolta dalla nebbia, densissima al mattino presto e via via più rarefatta qualche ora dopo. Padova per me è sempre bella perché mi trascina in un flusso di ricordi, quelli del periodo leggero e instabile in cui la mia personalità ha preso consistenza.
Anche Rabarama fa parte di quel periodo perché fa parte della città che ho vissuto a lungo. Ricordo molto bene, nel 2003, la sua mostra Corpi Mutanti allestita fra le vie del centro, bronzi monumentali e affascinanti che campeggiavano un po’ ovunque, monoliti androgini dai nomi mistici: Trans-cellula, Trans-lettera, Trans-mutazione, Labirintite. Una piacevole scoperta.
Anche Rabarama fa parte di quel periodo perché fa parte della città che ho vissuto a lungo. Ricordo molto bene, nel 2003, la sua mostra Corpi Mutanti allestita fra le vie del centro, bronzi monumentali e affascinanti che campeggiavano un po’ ovunque, monoliti androgini dai nomi mistici: Trans-cellula, Trans-lettera, Trans-mutazione, Labirintite. Una piacevole scoperta.
Paola è una donna bellissima, si muove per casa nel suo corpo snello e flessuoso, arrampicato sui tacchi e avvolto da un tubino nero che pare uscito dagli anni ’80 e che ne esalta la linea proporzionata. Il corpo è il suo elemento, è la pre-iconografia della sua opera. Attraverso il corpo e la pelle trasformata in texture che di volta in volta varia di segno c’è tutto lo spazio per interrogarsi o svelare un mondo più intimo.
BELLISSIMO BLOG COMPLIMENTI!
RispondiEliminaOh grazie! Ci sto ancora lavorando ma ho grandi obiettivi ;-)
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